Mauro Montacchiesi

Mariano Joe Menna

La pagina bruciata

di Mariano Joe Menna

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Il repertorio lirico di Mariano ingloba un'ampia e policroma teoria di versi aristocratici, speculazioni composite e sentimenti vibranti. In questo suo magistrale florilegio, il Poeta affronta temi quali: emarginazione, amore, lati oscuri ed inquietudini dell'essere umano, il paradiso (esiziale ed illusorio) di alcool e droga, la rassegnazione alla tragica ineluttabilità della vita. Il Poeta pone particolare enfasi su quest'ultimo assunto, ovvero sulla rassegnazione alla drammaticità della vita, ad un mondo che sempre più sembra cadere nel baratro, come egli stesso afferma. Richiamando l'Uebermensch di Nietzsche, Mariano afferma che solo all'Uebermensch è concessa l'abilità di reagire, attraverso l'Arte, elaborando la materia fino a renderla infinito, fino a rasentare il divino, ma ciò potrebbe portare all'inettitudine. Mariano è un esimio esponente di un movimento d'avanguardia, il "Labirintismo", il cui postulato portante è: "L'Arte è il filo di Arianna che permette l'esodo dal Labirinto" (Prof. Massimiliano Badiali-Fondatore del Labirintismo). Tale postulato è riconducibile, per analogia, alla via di egresso dell'Uebermensch. Degno di ampia e variegata dissertazione sarebbe il concetto di "inettitudine"! Se è incontrovertibile, da un lato, che l'assorbimento nell'Arte può produrre alienazione, in quanto mero distacco dalla realtà oggettiva, da un altro lato si può affermare che ciò può reificare un universo alieno, altrimenti inconcepibile, apocrifo nella sua semantica primigenia (gr. ἀπόκρυϕος «occulto, segreto»). La razionalità di Cartesio avrebbe mai potuto produrre "L'Urlo" di Munch!? Un manicheismo inscindibile. Con il suo Espressionismo, Munch ha privilegiato, esacerbandolo, il lato emotivo della realtà rispetto a quello percepibile oggettivamente ed ha trasformato in icona oggettiva e tangibile delle visioni che sarebbero rimaste, altrimenti, mera astrazione. Se ne può inferire che l'Arte non è mai inettitudine. Chissà Munch, nella vita pratica, quante cose non sapeva fare, ma ci ha regalato dei tesori inestimabili.

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Come in ogni altro essere umano, anche in Mariano, defilatamente, si indugiano assunti profondamente immanenti, nondimento associati ad aspetti della realtà. Alla Poesia Mariano delega il δέον di scendere nel proprio Es (catabasi), per poi far emergere le sue pulsioni latenti (anabasi). Soltanto in questo modo, ciò che Mariano constaterà de visu, in virtù della sua poesia, sarà una realtà scussa di contaminazioni. Si può affermare che l'autenticità e la verità germinano inderogabilmente dai sensi.

San Tommaso d'Aquino scrisse il famoso assioma peripatetico, «Nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu» che significa «Nella mente non c'è niente che non sia già stato nei sensi». E tuttavia affermava che «I principi innati nella ragione si dimostrano verissimi: al punto che non è neppure possibile pensare che siano falsi».

Per approdare alla sua autenticità lirica, pertanto, Mariano non disdegna di ricorrere ad allegorie, a similitudini naturali, postergando talora la logica e lasciandosi cullare dall'universo, dalle sue eco, abiurando, all'occorrenza, influenze e schemi. Il lirismo di Mariano si permea, pertanto, di simbolismo e lo trascende, valendosi ad iconografizzare con i suoi versi, gli universi dell'Es e del Super-Ego, del relativo e dell'assoluto, dell'immanente e del trascendente. Mariano Poeta e Uomo aborrisce la censura, definendola: "Baionetta del libero pensiero, sminuimento della grandezza della mente umana, velo posto dall'ignoranza dinnanzi alla conoscenza ed al progresso"! Affermazione, questa, che ben lascia comprendere come la sua mente sia beante ad una polimatia universale e scussa di pregiudizi.

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Todos los derechos pertenecen a su autor. Ha sido publicado en e-Stories.org a solicitud de Mauro Montacchiesi.
Publicado en e-Stories.org el 27.01.2014.

 
 

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